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Litania

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Tu sei il pane e il coltello
il calice di cristallo e il vino.
Tu sei la rugiada sull’erba del mattino
e la ruota fiammeggiante del sole.
Tu sei il bianco grembiule del fornaio
E gli uccelli della palude in improvviso volo levati.
Però non sei il vento nel frutteto,
le prugne sulla bilancia
o la casa di carte.
E certamente non sei l’aria che sa di
pino.
E’ possibile che sei il pesce sotto il ponte,
e perfino il piccione sulla testa del generale,
ma non sei certo
il campo di fiordaliso al crepuscolo.
E un rapido sguardo nello specchio dimostrerà
che non sei né gli stivali nell’angolo,
né la barca che dorme nel capannone.
Forse ti interessa sapere,
parlando dell’immaginario universale del mondo,
che io sono il suono della pioggia sul tetto,
e che mi è capitato pure di essere la stella cadente,
il giornale della sera che vola via nel viale
e il cesto di castagne sul tavolo della cucina.
Sono anche la luna negli alberi
e la tazza di tè di una donna cieca.
Ma non ti preoccupare, io non sono il pane e il coltello.
Tu sei sempre il pane e il coltello.
Tu sarai sempre il pane e il coltello,
per non menzionare il calice di cristallo e – in qualche modo –
il vino.

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